La passione smisurata di Frida per tutto ciò che faceva: per il suo attaccamento alla vita nonostante le sofferenze; per come sapeva amare indistintamente uomini e donne rimanendo sentimentalmente fedele all’'unico suo compagno, amico, marito, mentore, aguzzino, Diego Rivera; per il suo essere anticonformista nel pensiero, nell’'arte e nell'apparire, con quell'irsutismo mai negato ed anzi sempre fortemente rappresentato; per questo e tanto altro Frida è oggi un’icona a cui non si lesinano mostre d’ispirazione.
Ci vuole però coraggio per vestire i panni di una donna così eclettica e forte, “ Il coraggio di essere Frida” è appunto il nome della mostra che si terrà il 25 e 26 gennaio al museo civico Filangieri (via Duomo), una mostra nata dalla sensibilità e dal genio di due creativi: la designer Susi Sposito ed il fotografo Alessandro Tarantino.
Quando due creativi si mettono all’opera non sai mai cosa ne verrà fuori, ma di certo sarà un frutto unico: è infatti l’unicità il tema centrale della mostra dove non importa l’età, né il sesso o la razza, non importa se mancano i capelli corvino ed il monociglio di Frida e si è invece biondi dalla pelle candida, possiamo avere ognuno una vita di tumulti e di lotte a volte vinte ed altre perse e rappresentarlo è stato l’intento di Susi ed Alessandro.
Vestiti dalle creazioni tessili della designer e catturati dall'obiettivo del fotografo, 12 persone, hanno avuto la possibilità di dare forma visibile all’Io più profondo interpretando “semplicemente” il proprio essere con il coraggio che la stessa musa nonché icona del ‘900, Frida Kahlo, ha avuto nel rappresentare se stessa ed il suo vissuto, sulle tele.
Mi sono messa in gioco anche io in questo progetto e l’ho fatto innanzitutto per la fiducia che ripongo in questi due professionisti ma soprattutto perché, nonostante le apparenze sono molto più Frida di quanto possa sembrare. So cosa sia combattere quando la vita ti vuole KO: rialzarsi e ricadere, essere attaccata al letto quando invece la vita, fuori dalla camera, mi chiamava a gran voce; soffrire e provarne a ridere, sdrammatizzare ciò che sembra fin troppo serio e duro per chiunque.
Senza tediarvi oggi sui miei guai vi invito semplicemente ad ammirare la mostra che si inaugurerà sabato 25 gennaio alle 11 dove per l’occasione si potranno ammirare gli abiti di Susi Sposito ispirati a Frida, un’esibizione del corpo di ballo del Centro studi Arte Danza che presenterà una coreografia ‘poetica’ sulle note del brano “Historia de un amor” di Carlos Almaran, sarà inoltre presente un omaggio alla creatività di Frida Kahlo da parte dell’artista casertana Claudia Mazzitelli ed una degustazione di vini delle cantine Farro.
See u soon
Annalaura
** La mostra sarà visitabile sabato 25 e domenica 26 gennaio 2020, al costo di ingresso del museo o gratuitamente previa registrazione sul sito www.susisposito.com
Euridice Monili l’artigianato che ci fa belle
Mille gli stimoli che tutt’intorno ci circondano, chiunque sa consigliarti cosa e come potrà renderci più belle. Ma se davvero il fattore X riuscirà nell’intento di aggraziarci, c’è ancora, mi domando, qualcosa capace di renderci uniche in un mondo ormai standardizzato??
Basta afferrare il nostro telefono, collegarsi ad internet ed effettuare l’acquisto per riceverlo, il più delle volte, in poche ore ovunque noi abitiamo.
Non ci sono confini né di spazio né di tempo, ma tutto ciò che sembrava un vantaggio si è trasformato in svantaggio: di qualità e di unicità. Il mercato è livellato: tutti abbiamo le stesse cose, indossiamo le stesse cose, utilizziamo gli stessi oggetti, e abbiamo esattamente ciò che desideriamo; così vogliamo di più e più spesso, siamo annoiati e capricciosi.
Nulla dura una stagione ma è solo la frivolezza di un click. Tutto finisce in un cassetto o sul fondo di un armadio. Mille noi sparsi per il mondo, mille noi uguali in ogni continente, paese, regione, città.
Forse una speranza.
Tornare indietro, attenzione, senza scimmiottare il passato ma semplicemente valorizzando arti e mestieri che affannano oggi ad esistere: l’artigianato, sono certa, diverrà il nostro migliore alleato di bellezza ora vi spiegherò perché.
Artigiano è chi, tramite il proprio lavoro manuale, la propria abilità, e molto spesso il proprio estro (non a caso la parola deriva da Arte), crea beni…unici, o in quantità limitata ma certamente senza lavorazione in serie.
Fare l’artigiano richiede perciò tempo, fatica, dedizione e fantasia. Non lavorano in posti scintillanti ed appariscenti come il fast fashion ci ha abituato, eppure spesso gli artigiani danno vita a piccoli tesori.
Piccoli tesori sono proprio quelli della bijoux-designer Maria Euridice Grassi, “Euridice monili”: composti di cristalli, pietre dure, perle di fiume,perle scaramazze, il cui focus principale è però richiamato dai suoi componenti artistici. Questi componenti di varie forme e dimensioni prendono ispirazione da maioliche, dipinti e soggetti d’arte in generale, ripresi con la tecnica del decoupage pittorico su basi di argilla sintetica modellata a mano che si trasforma in un materiale infrangibile e leggero, resistente ad acqua ed urti.
Li ho amati da subito perché mi fanno sentire “preziosa” visto che sono prodotti in pezzi unici o al massimo serie limitate; perché spesso riprendono la Sicilia tanto cara alla creatrice ed a me; perché non dimenticano di ispirarsi alla terra a cui “appartengono”, essendo un prodotto made in Naples, ma soprattutto perché tutto il Bello riprodotto posso portarlo con me!
Oltre ad aver sfilato a Milano, durante l’ultima fashion week, ed essere già molto apprezzata dai Vip come Maria Monsè, Euridice monili ha un corner presso il negozio Mabruk noto per i suoi prodotti originali (largo ferrandina a Chiaia), al Chiosco delle Creatività artigianali (via Luca Giordano) e sarà presente ad una serie di eventi natalizi che potrete rintracciare sui suoi social. Se ancora non vi avessi convinta, fatevi ingolosire cliccando qui …..
See u soon
Annalaura
Pic by Martina Esposito photography
Come diventare blogger e perché – Quando la Libertà di fare blogging fa paura a troppi
Sedetevi, andate su un motore di ricerca e lasciatevi guidare passo dopo passo all’apertura di un blog (gratuito).
Ma avete veramente qualcosa da comunicare? Questa credo sia l’unica domanda da porsi.
- Che cos’è un Blog?
Un blog è un diario, uno “spazio libero” in cui potersi esprimere.
- Gli argomenti?
Tutti quelli che vi vengono in mente, purchè legali e nei limiti del buongusto.
Ecco il problema: la facilità!
Facile aprire un blog, facile non avere poi il tempo e la costanza per seguirlo.
- Sapete già chi siano i blogger?
Sono avvocati, insegnanti, cuochi, mamme o semplici ragazzine e ragazzini, sono persone “comuni” e la forza del successo di alcuni è proprio la fiducia che trasmette il loro essere “come chiunque altro”.
- Il Segreto del successo?
Sta nel sapere bene come agire:
In primis definire una strategia (in sostanza evitare di scrivere a raffica e senza un piano editoriale)
quindi fissare gli obiettivi (coltivare semplicemente una passione, volerci guadagnare o altro)
scegliere la nicchia di mercato ( gli argomenti da trattare)
definire una grafica piacevole
usare un linguaggio accattivante
utilizzare sempre delle parole chiave che i motori di ricerca peschino facilmente
usare i social per diffondere gli articoli
ma più di tutto lavorarci tanto e costantemente perché ogni giorno nascono circa 175.000 nuovi blog!
Con questo non voglio scoraggiarvi anzi, oggi avere un blog è fondamentale soprattutto se si ha già un’attività, bisogna essere presenti sul web e sui social, comunicare col pubblico e con i potenziali clienti e soprattutto farsi rintracciare facilmente.
Ovviamente le indicazioni che vi ho appena dato sono solo la base per cominciare la vostra attività di blogging, ma sappiate che la libertà che offre il web di superare barriere e confini fa paura. Sì la Libertà spaventa. Ancora oggi. Quindi siate coscienti di avere un potenziale davvero infinito nelle vostre mani e starà solo a voi svilupparlo.
Vedi il caso delle Fashion Blogger, un fenomeno esploso circa una decina di anni fa e diventato oggi virale, che turba testate del calibro di Vogue America e giornalisti vari che non si stancano di metterle(/ci) in cattiva luce.
La verità come sempre sta nel mezzo:
- ci sono orde di ragazzine che si definiscono blogger senza neppure avere un blog ma magari solo un profilo Instagram su cui postano foto
- le stesse orde di ragazzine che cercano semplicemente un modo per ottenere regali dalle aziende
- senza parlare della storia dei follower comprati…
- dulcis in fundo non c’è donna che non sia convinta di avere stile e capirne di moda…ahimè!
Il problema è che mettere in luce solo una fetta (quella ridicola) di tale settore non è fare informazione (mio caro Riccardo Iacona giornalista e conduttore di Presa Diretta!) e non è un modo per eliminare la categoria (mia cara Vogue).
Ci sono Fashion Blogger dotate di una penna davvero interessante, abili nel fare reale informazione, competenti in materia (per gli studi intrapresi o per il lavoro che svolgono oltre questo) e cosa che non guasta, dotate di quel gusto con il quale riescono ad anticipare o personalizzare ogni trend.
Infastidisce che siano pagate per indossare? Anche le modelle lo sono, ma a differenza di queste possono scegliere sempre cosa indossare e se farlo. Anche i giornali sono pagati per fare pubblicità alle aziende di moda perché quindi non possa farlo un blog?!
Le blogger (alcune!) sono capaci di comunicare con parole ed immagini, capaci di dar spunti di stile realizzabili (a differenza dei patinati editoriali con mannequin dal fisico scultureo!).
Troppi giornalisti sentono le sedie scricchiolare da sotto eppure è solo un altro modo di fare comunicazione in questa epoca, che non eliminerà di certo la prima categoria.
Credo che questo settore si scremerà da sé, e non certo perché siano stati messi infiniti paletti per entrare alle sfilate!
Credo che rimarranno solo le più valide.
Ci sono uomini che per difendere la libertà si sono fatti ammazzare figuriamoci se possa spaventare qualche campagna negativa contro la categoria!
See u soon
Annalaura
Transgender nella moda e nel beauty – è davvero un segnale negativo della nostra epoca?
Ho sempre pensato che gli uomini fossero più belli delle donne, nel senso che hanno gambe magre e culetti stretti, l’adipe si stratifica sulla pancia e per buttarlo giù non devono faticare come facciamo noi con quello accumulato sulle cosce.
Ho sempre sentito di esser donna senza alcun dubbio, ma avrei spesso barattato la mia morbidezza con la perfezione del fisico maschile, ed ecco che la moda mi da ragione.
A dire il vero è accaduto un po’ per volta, ai più distratti è sfuggito di sicuro questo cambiamento, altri lo criticano, ma la verità è che la moda ormai è “genderless”: senza distinzione di sesso.
C’è chi storce il naso a vedere sfilare in abiti femminili dei ragazzi e viceversa ma in fondo, siamo state proprio noi donne a dare il via a questo processo quando abbiamo rubato i primi jeans ai marinai per non lasciarli più, o quando ci siamo innamorate del tailleur di YSL facendolo nostro per sempre, o quando ancora abbiamo rubato la camicia ai nostri compagni per vestirci solo di quello e di conturbante femminilità. In quei casi non pensavamo di perdere di fascino e di seduzione? Certo che no, avevamo capito che invece giocare così ci avrebbe regalato un surplus d’appeal.
Ora che gli uomini fanno la stessa cosa ci meravigliamo? Non dovremmo, è solo la paura che ci frega.
I nomi ora sono tanti e tanti i volti nuovi e meravigliosi che stanno abbattendo qualsiasi confine: Lea T, “adottata” da Riccardo Tisci e figlia di un famoso calciatore brasiliano Toninho Cerezo che da anni calca le passerelle, Andreij Pejic di origine serba che fino al cambiamento di sesso sfilava sia nelle collezioni donna che uomo, ed ancora bellissima brasiliana Valentina Sampaio diventata cover girl di Vogue Paris, e l’ucraina Stav Strashko, Geena Rocero modella di costumi per molti anni e poi attivista per i diritti della comunità transgender, e molti altri nomi ancora!
Dalle passerelle al Make up il passo è breve e così bellissimi transgender sono diventati volto di numerose campagne come quella di Make Up For Ever dell’AI2016 con Andreij Pejic o il volto della rivista CoverGirl, il diciassettenne James Charles che in realtà non è né un transgender né una drag queen ma solo un ragazzo che ama truccarsi e lo fa alla grande nei suoi tutorial su you tube.
Ecco che il trend è arrivato in Italia ed il brand Wycon Cosmetics ha appena presentato il nuovo volto della sua campagna detta non a caso “Androgyny”: un ragazzo bellissimo dai tratti ibridi e senza genere, per sottolineare la voglia di andare oltre ogni pregiudizio e confine che la mente ci pone.
In realtà credo sia l’aver notato una nuova fetta di mercato che non va assolutamente sottovalutata, che semplicemente era nell’ombra ma non certo inesistente. Non credo sia frutto esclusivo di questo decennio, possiamo partire dal passato fino ad arrivare ad oggi per avere esempi famosi di uomini che non disdegnano il make up (era il 2014 quando Marc Jacob lanciò la sua linea make up per uomo).
Se però tutto ciò vi rende confuse, ragazze mie, pensate semplicemente alla fatica che facciamo da secoli per non rimanere legate agli unici mestieri di mamme e casalinghe, alle lotte che abbiamo fatto e che ancora facciamo per fare ed indossare tutto come gli uomini e non meravigliamoci ora del contrario.
Non è mai tutto bianco o tutto nero, non sarebbe possibile e nemmeno giusto. E’ il nostro modo di guardare le cose che fa oscillare per il positivo o il negativo, ed impariamo invece a trarne un suggerimento per riparare agli sbagli che abbiamo fatto: abbiamo frainteso il concetto di eguaglianza portandolo alle estreme conseguenze, mascolinizzandoci sia verbalmente sia negli atteggiamenti, e forse invece di storcere il naso possiamo imparare da loro quella delicatezza che noi abbia dimenticato, quella gentilezza che abbiamo barattato per ritrovarci ora con un pugno di mosche credendo fosse una debolezza mentre invece loro ne hanno fatto una forza! Diventare feroci provocatrici per poi rimpiangere i tempi in cui gli uomini erano capaci di guardare una donna solo negli occhi, saltare tappe e momenti, consumarsi in fuggevoli incontri senza mai far incontrare le anime con la scusa che la vita va vissuta ma vivendo così senza emozioni.
See u soon
Annalaura
Asos dice no a Photoshop…okay non son qui a darvi la notizia in anteprima perché ormai gira da un po’, ma come sempre a riflettere con voi!
Forse la diffusa sensazione di tutte le donne normali di non sentirsi mai all’altezza dei dictat che la società ci sta imponendo, forse un’astuta strategia di marketing ma quando il famoso sito di abbigliamento ha messo uno stop al ritocco digitale la felicità è stata così dilagante da essere premiata con una impennata di vendite.
Evidente la decadenza in cui siamo finiti, basta uscire il sabato per rendersene conto: troppe donne ho visto assecondare un’idea di perfezione irreale e deformata, under 30 (!) con bocche gonfiate e visi inturgiditi da “innocue” iniezioncine.
La paura dell’età che si anticipa sempre più, una volta appannaggio esclusivo di donne over 50 spesso separate con la voglia di riscatto, con l’ansia del doversi rimettere “in pista” e non sostenere il confronto con le più giovani, mentre oggi il confronto più spietato inizia presto a suon di foto sui social, in una gara di like che lascia il tempo che trova ma anche un confronto con uomini sempre più attenti all’estetica in generale, anche loro fittiziamente scolpiti e tirati a lucido.
Stare in società è ormai più stressante dei decenni passati.
Eppure la dimostrazione che non tutte vogliamo apparire “perfette”, che in fondo siamo coscienti di essere umane, che con quei difetti ci litighiamo ma solo a giorni alterni, ci è data proprio dal premio che tante hanno dato ad Asos: un premio ad un gesto di gentilezza nei confronti delle donne ma niente di più perché in fondo, a ben vedere quelle foto, non ci sono che normalissime smagliature, pochissima cellulite ed un pizzico di acne juvenilis, niente di trascendentale.
Le curve, quelle abbondanti, era già più che considerate dal colosso internazionale con un’apposita linea curvy mentre per le altre linee del sito le modelle rimangono le stesse giovanissime di sempre, nonostante ora appaiano al naturale.
Ciò che mi ha lasciata perplessa in realtà è la critica mossa proprio all’utilizzo di queste modelle.
La polemica come sempre è dietro l’angolo pronta a far perno sui soliti clichè perchè in questo caso le modelle non sono anoressiche come spesso appaiono sulle grandi passerelle di moda, solo giovanissime come ovviamente è richiesto per questo lavoro: freschezza e bellezza per esaltare al meglio i prodotti da pubblicizzare.
Dovremmo allora chiedere ai calciatori di non iniziare più le loro carriere in età adolescenziale? Ovviamente è solo una battuta provocatoria!
Insomma, continua a rimanere al nostro buon senso renderci sempre conto se quel tipo di prodotto, che stia su una modella o su un manichino, possa essere adatto al nostro fisico, alla nostra età, ed anche all’occasione.
Continua a rimanere nelle nostre mani il volerci un po’ più bene e questo può passare solo dal fare meno confronti possibili con tutto ciò che ci circonda…meno filtri sui social per apparire ciò che non siamo, meno confronti con i personaggi dei reality, meno confronti con le modelle del fashion system.
Grazie Asos perché ama tutte le donne da sempre…ora tocca farlo a noi!
See u soon
Annalaura
Da piccolina disegnavo sfilate invece di casette e prati verdi.
Oggi continuo ad esprimermi attraverso la moda: sperimentandola, vivendola, parlandone e trasformandola nel mestiere di fashion designer.
È il superficiale che diventa essenziale perché strumento di comunicazione attraverso forme, colori e tessuti così da manifestare carattere, umore e pensieri ad un mondo che sempre meno ha il tempo di fermarsi e conoscerti.
Mi incuriosisce qualsiasi cosa possa fare più bella una donna perché diventi tutto un gioco per rendere più leggera e colorata la vita.
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